Finché c’è Prosecco c’è speranza
FULVIO ERVAS – Marcos y Marcos (2010)
« […] Ha attraversato il Piave il 3 di agosto, di notte…»
Per Secondo attraversare il Piave significava lasciare il pianeta per sempre.
Chi? Chi?, chiese l’ispettore, cercando un aiuto tra gli avventori. Questi dovevano essersi subiti l’oste sin dalle prime ore del mattino. Se ne stavano ai tavoli con compita e silenziosa solidarietà.
«Il mio fornitore di prosecco. Il conte.»
«Il conte chi?»
«Il conte Ancillotto!» […]
«È l’uomo del cimitero» bisbigliò a sua volta l’ispettore.
«Sì, era disteso sulla tomba di famiglia con il pigiama di seta e accanto una mathusalem di champagne con inciso sul vetro ‘Per aspera ad astra’. […] Vede, ispettore, il conte Ancillotto non si sarebbe mai ucciso a poche settimane dalla vendemmia! Dopo aver trattenuto il respiro per tutto l’anno, un viticoltore come lui avrebbe voluto vedere i grappoli nelle cassette e sapere come sarebbe andata con il grado zuccherino, l’acidità e tutte le delizie che fanno un buon vino… E poi con lo champagne! Al limite un Franciacorta, ma un vino straniero!»
Siete già in vacanza? Portate il vino con voi sotto l’ombrellone. Manca ancora qualche settimana al mare? Non importa! Accompagnate lo spritz di un aperitivo in città con una bella lettura. Gli ingredienti di questo mix insolito?
Un ispettore di origini iraniane alle prese col Ferragosto trevigiano e le tempeste ormonali di una coppia di sorelle zitelle. Un oste vecchio stampo, incrollabile paladino del Vino, quello con la “V” maiuscola, e della sua cultura. Un intricato caso di suicidio, tanto singolare quanto la persona che lo ha commesso. Un adorabile matto di paese, dispensatore di “fragnoccole a destra e a sinistra” con il suo fedele palo di robinia.
E ancora un’eccentrica boliviana che vuole trasformare le colline del Valdobbiadene in piantagioni di banane, i fumi nocivi di un cementificio e tre colpi di pistola che si perdono tra i tuoni… Questo romanzo riflette alla perfezione la descrizione di un buon Prosecco: fresco e immediato, ma non per questo privo di una certa struttura e raffinatezza. Fulvio Ervas ci regala un giallo nostrano simpatico ed effervescente, che strizza l’occhio sia al lettore/bevitore in cerca di leggerezza sia a chi solitamente predilige letture/bottiglie più sofisticate.
“Finché c’è Prosecco c’è speranza” è un libro che, una volta cominciato, si fatica a metter giù. Come una bottiglia di Prosecco: una volta aperta, si vuol sapere come va a finire.
E come ogni buon vino, finisce sempre sul più bello!
Sorseggiare per credere!