Sud Africa: il regno del Pinotage
Il Sud Africa: facile da localizzare su una cartina, più difficile da descrivere con cognizione di causa. Maggiormente – e tristemente – noto per la sua storia politica di metà/fine Novecento, ma sconosciuto ai più come Paese produttore di vino. In effetti, il Sud Africa resta in primo luogo un grande produttore e consumatore di uva da tavola e di brandy, ma dalla metà degli anni Novanta gli investimenti in tecnologia e formazione hanno permesso di compiere numerosi passi avanti anche nel settore enologico.
La storia enologica
La vite in Sud Africa è arrivata con i Boeri nel 1600, che si sono insediati intorno a Città del Capo. La posizione strategica, a metà strada fra Amsterdam e l’Indonesia, rendeva il luogo perfetto come scalo e il vino era prodotto in quanto ritenuto utile per combattere lo scorbuto(!) Per il primo grande salto di qualità, occorre aspettare l’arrivo degli Ugonotti nella zona di Paarl nel 1680, che segna l’inizio della vera storia enologica del Paese.
Gli Inglesi nel 1800 spingono i primi coloni Olandesi sempre più a est, verso l’Orange, oggi zona di produzione di uve su larga scala utilizzate principalmente dai grandi marchi per vini ultraeconomici. In questo periodo i vini dolci di Constantia sono famosi e apprezzati in tutto il mondo e rappresentano il 10% dei consumi del Regno Unito. La seconda metà del secolo, invece, è caratterizzata dal grande crollo della produzione causato, qui come nel resto del mondo, dall’arrivo di oidio e fillossera.
La situazione migliora verso fine secolo, ma puntando esclusivamente alla quantità si raggiunge un surplus che dura fino al 1918, quando viene fondata la KWV. La “madre” di tutte le cooperative per la prima volta stabilisce regioni di produzione, rese dei vigneti e prezzi delle uve, destinando il surplus all’industria del brandy e alla produzione di uva da tavola. Nel frattempo, però, le popolazioni locali vengono sempre più relegate a piccole aree e la situazione non migliora certo con la fine del colonialismo: nel 1961, con la proclamazione della Repubblica Indipendente, inizia anche l’Apartheid, che manterrà il Paese isolato fino al 1994, con conseguenze ancora oggi ben visibili su più piani.
E oggi?
Il Sud Africa del 2015 è un Paese ancora ricco di contraddizioni e disuguaglianze, con tanta strada da fare per raggiungere livelli medi di produzione enologica in concorrenza con quelli del “vecchio mondo”. Tuttavia, non mancano gli esempi di qualità e di originalità, seppur difficili da scovare in un mare di produttori più votati al marketing e all’accoglienza turistica che alla reale innovazione in cantina. Su un territorio grande quattro volte l’Italia, gli ettari coltivati a vigneto sono circa 100.000. Dal punto di vista del terroir, il Sud Africa può contare su un clima Mediterraneo temperato dall’influenza della fredda corrente del Benguela, proveniente dall’Antartide, e dei venti (Cape Doctor) che raffrescano tutta l’area lungo la costa sud-occidentale. Anche le montagne alle spalle dei vigneti giocano un ruolo in questo senso. I terreni sono prevalentemente aridi o semi-aridi (la situazione peggiora mano a mano che ci si spinge nell’entroterra), ma l’irrigazione è ampiamente praticata.
Le varietà coltivate sono principalmente quelle “internazionali” con alcune piccole rappresentanze di vitigni italiani (Nebbiolo) e spagnoli (Tempranillo). Unica eccezione: il Pinotage, il point of difference del Sud Africa, creato da Abraham Perold nel 1925 incrociando Pinot Nero e Cinsaut (che all’epoca in Sud Africa veniva chiamato Hermitage). È utilizzato per produrre vini rossi secchi, ma anche fortificati e spumanti. Come tutte le “novità”, è stato tanto lodato quanto criticato. Complici i sui sentori davvero particolari che posso spaziare da banana e frutti tropicali, alla mora e ai profumi di sottobosco, talvolta accompagnati da una nota pungente non proprio piacevole che ricorda il solvente per unghie. Ma come con ogni vitigno, produttore che vai, espressione che trovi e alcuni Pinotage sono più che degni dell’attenzione di ogni vero appassionato di vino.
Nel bicchiere: Pinotage a confronto
Scettici? Allora proviamo a raccontarvi un paio di Pinotage che ci è capitato di assaggiare durante le nostre scorribande enologiche.
Diemersfontein Pinotage 2013, Wellington
Come molte delle aziende sudafricane, Diemersfontein è stata acquistata dagli attuali proprietari negli anni ’40; essendo una fattoria, le prime viti sono state piantate negli anni ’70 e la produzione di vino è iniziata solo nel 2000. Dalla foto potete vedere le numerose medaglie che questo Pinotage ha ricevuto in diversi concorsi internazionali… ma ragazzi…. La prima impressione al naso è quella di “bruciacchiato”, con note che ricordano il temuto solvente. Dopo 5-10 minuti nel bicchiere i sentori pungenti se ne vanno, ma resta una chiara, prepotente nota di chicchi di cacao e caffè molto tostati. In bocca il frutto è un po’ più evidente, ricorda le marasche sotto spirito, il finale è leggermente amarognolo ma ben bilanciato. I tannini non sono aggressivi ma viene il dubbio – confermato dalla più che esaustiva scheda tecnica fornita dal produttore sul suo sito – che derivino non da barrique o botti ma da inserti.
Prezzo online dal sito del produttore: 11,30€ incl. IVA (19%!), costi di spedizione esclusi.
Ayama Pinotage 2010, Paarl
Due giorni di macerazione estrattiva a freddo, fermentazione a bassa temperatura, uso più attento del legno (vero): tutto per esaltare il più possibile il carattere fruttato e i sentori che provengono dall’uva. Siamo di fronte a un vino profondamente diverso, nell’intento e nell’espressione. Note di uvetta e frutti rossi maturi, , accompagnate da piacevoli profumi terziari di vaniglia e tostato. Equilibrato, pulito, piacevole e invitante, dato che si tratta sempre di uno dei pochi Pinotage che mi sono capitati a tiro. La fattoria Ayama risale al 1685; fondata da un Ugonotto, nel corso dei secoli è passata in varie mani fino ad arrivare all’attuale proprietario (italiano, anche lui molto dettagliato nello spiegare le tecniche di cantina), che inizia a vinificare nel 2005. Eh ma l’altro aveva mille etichettine per i premi! … Sappiate che questo Pinotage è stato valutato tra i migliori 10 della sua annata dalla prestigiosa ABSA Top 10 Pinotage Awayd (competizione organizzata dalla Absa Bank Ltd e dalla SA Pinotage Association). Probabilmente ognuno dei 10 vincitori presenta ogni anno un vino dalle caratteristiche estremamente personali, ma credo che naso e palato debbano sempre venire prima di un qualunque concorso o premio.
Acquistabile via Internet a circa 10,40€.
Prossimamente – le zone vinicole e altre curiosità sul Sud Africa con pillole di degustazione – stay tuned!
Franschhoek vineyard, Western Cape – Photo License by South Africa Tourism