Orange: il quarto colore del vino
Vini bianchi, rossi e rosé. Non si considera altro. E gli arancioni?
Orange wines, letteralmente vini arancioni. Qualcuno potrà storcere il naso alla sola vista (come quando si scorgono nel banco frigo dei grandi supermercati alcuni formaggi di quel colore), altri continueranno a storcerlo pure dopo l’assaggio. Certo è che i vini Orange non lasciano indifferenti.
Come mai Orange wines?
Molto banalmente, questa tipologia di vini, deve il suo nome al colore. Dalle varietà di uva utilizzate dovrebbero essere dei vini bianchi anche se la tecnica di vinificazione è più simile a quella dei vini rossi. In italiano, gli Orange wines, vengono chiamati “vini bianchi macerati”, il che ci fornisce qualche indizio su come si possono ottenere.
Mentre la normale vinificazione in bianco non prevede il contatto del mosto con le bucce, per gli Orange wines si procede come nei vini rossi. Sono le bucce che macerando conferiscono il colore arancione al vino, ma non solo! Non è puramente una questione di nuances, la macerazione pellicolare conferisce tannini e componenti aromatiche.
Novità modaiola o tradizione?
Gli Orange stanno vivendo un periodo di successo e, sebbene le tecniche con cui si ottengono sono frutto di processi attenti, il loro stile è “simile” alle prime vinificazioni che si facevano nel Caucaso meridionale (in Georgia). Una delle particolarità dei vini georgiani (presumibilmente i primi vini prodotti al mondo) era nel recipiente utilizzato per la vinificazione: l’anfora. Al tempo era questione di praticità; l’anfora era facile da trasportare e da stoccare. Oggi, come allora, molti produttori di vini Orange si cimentano nelle vinificazioni in anfora, come il friulano Josko Gravner che figura tra i pionieri di queste tecniche in era moderna. Sono i vini bianchi come li conosciamo ora, per lo più di colore giallo paglierino e limpidi, a essere stati introdotti verso la fine negli anni ’70 come “standard” produttivo.
Gusto Orange
L’approccio a questi vini non è sempre facilissimo o indolore. Chi ha ricevuto una dottrina ferrea sarà tentato a riconoscere nell’ossidazione un difetto inaccettabile anziché una caratteristica. È piuttosto facile imbattersi in vini torbidi e la presenza dei tannini può essere talvolta spiazzante per non parlare dell’acidità volatile che spesso è più che avvertibile. Mi rendo conto che fino a qui la voglia che può venire di approcciarsi a vini del genere può essere pari a quella di ricevere una mattonata su un piede. Basta sgombrare la testa dalle nozioni impresse nei più celebri libri sul vino (sui quali gli Orange solitamente non vengono neppure menzionati). Teniamoci pronti a scoprire sentori simili a quelli che troviamo in alcuni vini passiti come l’albicocca, lo zafferano, la pesca sciroppata oppure pietra focaia o idrocarburi e ancora fiori molto intensi. Insomma un mondo da scoprire nel bene o nel male.
Dove vengono prodotti e dove si possono assaggiare?
Nonostante l’interesse sempre maggiore verso i vini Orange, non sono molti i vignaioli che si cimentano nella loro produzione. I maggiori paesi produttori sono:
- Italia (specialmente in Friuli)
- Slovenia
- Slovacchia
- Croazia
- Austria
- Germania
- Francia
- Spagna
- Stati Uniti
- Nuova Zelanda
L’occasione migliore per avere una buona panoramica di Orange wines è sperare in qualche degustazione specifica (io, per esempio, ho partecipato a una serata organizzata dall’ONAV di Asti) oppure programmare un bel viaggetto a Isola, in Slovenia. A pochi Km dal confine italiano in primavera si svolge l’Orange Wine Festival, meta obbligata per i fan dei bianchi macerati.