Sud Africa: sorsi di terroir
La prima cosa utile per ottenere informazioni su un vino proveniente da una zona che non conosciamo è saperne interpretare l’etichetta. Il Sud Africa ha adottato il Wine of Origin Scheme nel 1973, per garantire la veridicità delle informazioni riguardanti l’uvaggio, l’annata e la zona di provenienza e produzione del vino. Non esistono però classificazioni riguardanti la qualità delle zone di produzione e dei relativi vini. Le aree di produzione vitivinicola in Sud Africa si trovano principalmente all’estremo sud-ovest del Paese, nella Western Cape Geographical Unit. Una GU corrisponde a un’area molto ampia al cui interno troviamo suddivisioni ulteriori e che, a livello di denominazione, consente il blend tra regioni diverse, permettendo ai produttori di ampliare il range dei loro prodotti e di rivolgersi a più fasce di pubblico.
Sotto la GU, troviamo: Regions, zone di varie dimensioni anche abbastanza ampie; Districts, più piccoli e solitamente basati su confini geopolitici; e Wards, aree solitamente piccole strettamente legate a un particolare terroir. Non esiste gerarchia tra queste definizioni territoriali: se ogni region contiene districs e/o wards, questi ultimi non sono per forza inclusi in una region più ampia. Con Estate Wines, invece, si intendono i vini prodotti esclusivamente all’interno di una determinata ‘proprietà’, nella maggior parte dei casi una fattoria.
Abbiamo detto che l’unica GU di interesse al momento è la Western Cape. Questa è ulteriormente suddivisa in cinque regions, ognuna rappresentativa di un certo stile di vino:
– Breede River Valley: fonte di uve per la produzione su larga scala dei grandi brand sudafricani e per l’industria del brandy, include Worcester District e Robertson District
– Olifants River: produce essenzialmente vini di basso prezzo su larga scala
– Klein Karoo: zona calda e arida, produce piccole quantità di vini rossi in stile Porto, dolci e fortificati, nonché di ottimi vini per il consumo quotidiano
– Overberg: riservata alla produzione di vini fortificati provenienti da Paarl e Tulbagh, a nord del distretto di Stellenbosch
– Coastal Region: è la zona storica e principale di tutto il Sud Africa, che analizzeremo più nel dettaglio
Altre zone che non fanno parte di nessuna region e di crescente interesse sono Walker Bay District, noto soprattutto per Chardonnay e Pinot Noir, Elgin Ward e Elim Ward, che regalano ottimi Sauvignon grazie all’influenza dell’altitudine.
Coastal Region in teoria e in pratica
Coastal Region è la denominazione più frequente; comprende sette districts (Cape Point WO, Darling WO, Paarl WO, Stellenbosch WO, Swartland WO, Tulbagh WO, Tygerberg WO) e molti wards, tra cui i più famosi sono Constantia Ward e Durbanville Ward.
La composizione del suolo è molto varia e il maggior numero di cantine si concentra a Stellenbosch District, vero cuore pulsante dell’enologia sudafricana nonché centro di ricerca e formazione. Soprattutto nella Cape Peninsula, l’influenza dell’Oceano e dei Cape Doctor sono fondamentali per mitigare il clima. I vini bianchi, molti diffusi nella zona intorno a Cape Town, stanno pian piano diminuendo in favore dei rossi. In particolare, Swartland District è una delle aree di produzione più recenti: il clima è molto arido e caldo e l’irrigazione indispensabile. Le sue viti ad alberello prive di sostegno hanno rese basse, ma regalano vini di grande intensità e carattere. Le varietà coltivate sono quelle della valle del Rodano, in particolare Chenin Blanc e Shiraz danno ottimi risultati.
Più a sud, Tygerberg District (e Durbanville Ward) si distingue per i vini bianchi, in particolare per il Sauvignon Blanc. Parte dei vigneti sono in aree collinari e beneficiano delle brezze provenienti da False Bay e dall’Atlantico. È da questa zona che proviene il primo vino che vi proponiamo: un Méthode Cap Classique 2013 di De Grendel. 70% Chardonnay e 30% Pinot Noir, è un buon esempio di Metodo Classico sudafricano. Nessuna differenza, ovviamente, nel metodo di produzione. Il carattere di questo vino è in questo caso determinato dalla scelta di far svolgere la malolattica prima della seconda fermentazione in bottiglia. L’acidità resta comunque molto spiccata, accompagnata da una nota amarognola finale. Si ritrovano tutti i sentori tipici dell’autolisi insieme a un lieve tostato e frutti tropicali. Fresco, non particolarmente complesso né persistente ma abbastanza equilibrato. Comunque da provare. Un’altra zona molto nota per i sui spumanti è Tulbagh District, situata più nell’entroterra.
Cape Point District, in produzione soltanto dal 2000, occupa gran parte della Cape Peninsula, dove beneficia della Benguela Current e dell’influenza delle vicine montagne. I vini bianchi sono quindi i più promettenti, in particolare Sauvignon Blanc e Sémillon. Poco distante, a sud della capitale, troviamo Constantia Ward, zona ‘indipendente’ con clima simile a quello del resto della penisola. Le frequenti nuvole e la condensa notturna, però, favoriscono spesso la comparsa della botrytis e richiedono maggiore attenzione in vigna. La zona è centro di produzione, oltre che di ottimi Sauvignon Blanc, dei famosi Vins de Constance, vini bianchi dolci da vendemmia tardiva portati alla fama internazionale nel 1800 da Hendrik Cloete. La varietà è ovviamente il Muscat Blanc à Petits Grains (Muscat de Frontignan), le rese sono basse, la fermentazione molto lenta e il vino viene affinato in barrique.
Paarl District, a nord-est di Stellenbosch, è privato dell’influenza marittima ma grazie alle basse temperature notturne e alle differenti configurazioni di suoli, esposizione e altitudine, produce ottimi vini in ogni categoria di stile. Una delle zone più pittoresche e rinomate al suo interno è Franschhoek Ward, una valle stretta e circondata da montagne. Più a nord Voor Paardeberg Ward è più arido e produce prevalentemente vini rossi. Da qui arriva anche l’ottimo Chenin Blanc 2014 di Ayama che abbiamo assaggiato, ricco di interessanti note di frutti gialli e minerali, dovute ai terreni granitici e arenari della zona. È un vino elegante, equilibrato, rotondo, con un leggero sentore vanigliato al palato. Ayama è un produttore da tenere a mente se vi capita di trovarvi a scegliere un vino sudafricano. Se ricordate, anche il Pinotage più interessante della nostra degustazione comparata era loro.
Nel bicchiere: Stellenbosch
Dulcis in fundo, Stellenbosch: il cuore del Sud Africa. Si estende da Somerset West, lungo la costa, fino alle pendici delle montagne alle spalle della città di Stellenbosch. Sede di un’importante università e di centri di ricerca, è la zona che traina l’innovazione e il perfezionamento nell’enologia del Paese. Offre una vasta gamma di microclimi, altitudini, esposizioni e composizioni di suoli e negli ultimi anni ha associato il suo nome a grandi vini rossi espressivi del loro terroir, in particolare Cabernet Sauvignon e Merlot (spesso in coppia, in stile bordolese) e Shiraz.
Alcuni vini di Stellenbosch che ci sono piaciuti:
Morgenster Reserve 2009
39% Cabernet Sauvignon, 32% Merlot, 15% Petit Verdot, 14% Cabernet Franc. Dal 1992 Morgenster è di proprietà di Giulio Bertrand, piemontese di Biella, e della sua famiglia. Si dedica alla produzione di tagli bordolesi e di una piccola quantità di vini da varietà italiane (Nebbiolo e Sangiovese). Questo vino vi potrà sembrare il ‘classico Bordeaux’, e lo è, ovviamente se cerchiamo una nota caratteristica e unica in Sud Africa la scelta obbligata è il Pinotage. Ma merita comunque la nostra attenzione perché, se è vero che di tagli bordolesi è pieno il mondo, vuol anche dire che ci sono molti più concorrenti e infinite sfumature qualitative. Il vino di Morgenster è equilibrato, rotondo, di buon corpo, i tannini sono vellutati ma lasciano intravedere ancora un grande potenziale di evoluzione. Spezie, mirtillo, cuoio, vaniglia… un vino ricco e intenso che ha ottenuto 91 punti da Wine Advocate e 4,5 stelle da John Platter.
Disponibile a 46,50€ più spese di spedizione su www.vinisudafrica.it
Spier Shiraz 2014
Spier è stata una delle prime aziende a essere fondate a Stellenbosch nel 1767. Se visitate il sito, vedrete che oggi, oltre al vino, è anche e soprattutto il turismo a fare la loro fortuna. La produzione è molto incentrata sul biologico e la sostenibilità. Nello Shiraz che abbiamo degustato dominano i sentori fruttati, accompagnati da una nota vanigliata non troppo invadente (ma ahimè anche in questo caso proveniente per l’80% da inserti e solo per il 20% da barrique). I tannini sono veramente pochi, al palato prevalgono sentori tostati e un leggero amaro finale. Tutto sommato un vino piacevole, anche se privo di qualità di spicco.
Disponibile a 9,50€ più spese di spedizione su www.vinisudafrica.it
Idiom Viognier 2012
Idiom è una ‘Boutique winery’ di Somerset West che produce anche Nebbiolo in purezza (e uno Zinfandel che dovete promettere di evitare…). Questo Viognier non è il migliore che si possa trovare, parlando in generale, ma risulta comunque il migliore dei cinque bianchi che abbiamo degustato dopo lo Chenin Blan di Ayama. Manca un po’ di intensità, cosa che dispiace visto l’aromaticità del vitigno di origine. Insieme a pesca e banana, troviamo importanti note di tostato (fermentazione, compresa la malolattica, in barrique nuove al 60% dove resta per 12 mesi). Al palato è rotondo, piacevole, con sentori di miele e nocciola. Il finale è un po’ corto, ma tutto sommato è un vino piacevole. 4 stelle nella Platter Guide 2011.
Disponibile a 27,00€ più spese di spedizione su www.vinisudafrica.it
Ti sei perso la prima puntata sul Sud Africa? Niente paura, la trovi qui.