Metti un giorno a Vinum…
Si è da poco conclusa la 40a edizione di Vinum: la kermesse albese dedicata al vino. Con 10 o 20 euro si entrava in possesso di un bicchiere all’interno di una tasca da appendere al collo a mo’ di botticella da cane San Bernardo e di un carnet per le degustazioni.
Il carnet da 20 euro comprendeva ben 15 degustazioni (mentre quello da 10 euro prevedeva 4 degustazioni libere):
- 6 grandi vini rossi delle Langhe (Barolo, Barbaresco, Nebbiolo d’Alba, Dogliani Superiore, Barbera d’Alba, Langhe Freisa, Langhe Nebbiolo, Verduno Pelaverga)
- 1 bianco delle Langhe (Langhe Chardonnay, Langhe Bianco, Langhe Favorita, Langhe Sauvignon, Langhe Nascetta, Langhe Arneis)
- 1 vino del Monferrato (Barbera d’Asti Superiore, Barbera d’Asti, Barbera d’Asti Superiore Nizza)
- 2 Roero e Roero Arneis
- 1 vino presso l’Associazione cantine di Alba (Dolcetto d’Alba, Barbera d’Alba, Nebbiolo d’Alba, Alba)
- 2 Dolcetto (Diano d’Alba, Dogliani, Dolcetto d’Alba)
- 1 Moscato d’Asti
- 1 Grappa
Sempre tra i ticket del carnet era presente uno sconto per l’aperitivo con l’Alta Langa (presso 10 bar della città), una degustazione omaggio di Barbaresco abbinata all’acquisto di un ingresso presso la Torre di Barbaresco e l’offerta paghi uno ed entri in due nei seguenti musei:
- WiMu, il museo del vino di Barolo del quale vi avevamo già parlato qui.
- Museo del cavatappi di Barolo
- Museo delle Langhe di Grinzane Cavour
- Museo Civico archeologico e di scienze naturali di Alba
La manifestazione prevedeva anche alcuni workshop ed eventi culturali, musicali e sportivi. Sebbene per Vinum si trattasse della 40a edizione, per me è stata la prima volta. Ho acquistato la prevendita per il carnet on-line e sono partito. Dopo un’iniziale fase di smarrimento da novità, ho iniziato a girare, degustare e… osservare. Ci sono molte cose che mi sono piaciute e altrettante che mi hanno lasciato un velo di perplessità:
PRO
- Quanta gente ma… quanto spazio. Non sono un amante della folla, specialmente durante le degustazioni. Nonostante alcuni banchi d’assaggio fossero letteralmente presi d’assalto, il fatto che la manifestazione si svolgesse in 5 piazze della città differenti, ha permesso di distribuire bene i flussi di persone.
- Sommelier. Piacevole il fatto che i sommelier (appartenenti all’AIS) presidiassero i banchi d’assaggio. L’uniformità nel servizio è sempre un bel colpo d’occhio. Al banco del Roero Arneis, quando sono andato io, a servire c’erano tre signore non “in divisa” (produttrici o passanti?) che sembravano un po’ smarrite: la differenza si è percepita.
- Street food ëd Langa. Street food, street food dappertutto, sì ma almeno questa volta in versione “nostrana”. In 5 delle 6 piazze erano presenti dei chioschi con diversi cibi di strada ispirati alla tradizione locale.
- Eventi collaterali. È fondamentale che un evento non rimanga isolato nel nulla. Il fatto di avere inclusi nel carnet visite a musei di Alba e dintorni e l’aperitivo con l’Alta Langa è stato senza dubbio un plus. Trovare la maggior parte dei negozi del centro di Alba aperti, inoltre, ha contribuito a migliorare l’esperienza: manifestazione viva in una città viva.
CONTRO
- L’imperativo è deglutire: si è pensato che chi ha acquistato 15 degustazioni debba bere tutto fino all’ultimo sorso dato che le sputacchiere (poche anzi, pochissime) erano disposte solo sugli affollati banchi d’assaggio.
- Ci sono più di 250 produttori, sì, ma quali? Le bottiglie a nostra disposizione erano davvero tante ma purtroppo non sapevamo quali fossero fino al raggiungimento del banco, dove (solo a volte) era presente un foglio di carta un po’ macchiato di vino con un elenco dei produttori. Questo aumentava le code ai banchi d’assaggio e aumentava pure le richieste del tipo: “dammi quello che ti sembra il più buono…”. Un “totem” con il nome dei produttori poco distante dalle postazioni di servizio sarebbe stato utile, e magari anche un’app o qualche informazione sul sito. Insomma, diamo un nome a questi produttori.
- Ci sono più di 250 produttori, sì ok, ma non sempre. Le bottiglie disponibili per ogni giorno erano contingentate, quindi mi è capitato di arrivare a inizio pomeriggio al bancone dei vini rossi delle Langhe per sentirmi dire “mi spiace ma le bottiglie previste per oggi di Verduno Pelaverga sono terminate” o peggio ancora di fare la fila al banco del Roero Arneis (sotto un po’ di sole) per scoprire che solo le bottiglie che erano aperte sul tavolo (una piccola parte della teorica offerta generale) potevano essere assaggiate in quanto fresche. Le altre? In frigo, disponibili forse dopo qualche ora (e una volta terminate le prime). Peccato perché nel banco dei vini bianchi delle Langhe riuscivano a garantire che tutte le bottiglie proposte fossero in temperatura.
- Non sai cosa bere? Sallo! Se la presenza dei sommelier ai tavoli era piacevole, purtroppo era quasi impossibile ricevere ulteriori informazioni sui vini vista la folla che premeva. Il concetto di fila era… inesistente e il tempo per gli indecisi molto poco, figuriamoci per i curiosi!
Alla fine Vinum è stata una manifestazione piuttosto godibile dedicata principalmente al grande pubblico. Bella l’ambientazione e la partecipazione di tutta la città. Con qualche accorgimento, il vino e i produttori potrebbero diventare il vero fulcro di un evento che ha le potenzialità per fare del bene al mercato enoico; altrimenti il rischio è sempre quello di mostrarsi come un’altra opportunità per “dare da bere agli assetati”.