Trentino: non solo mele
Clima perfetto, importanti escursioni termiche, l’effetto mitigatore dell’Ora del Garda e terreni mediamente calcarei, ricchi di scheletro: sono questi gli elementi alla base del successo dei vini del Trentino, regione che vanta un buon numero di varietà autoctone e condizioni ottimali per l’ottenimento di uve sane, da cui si ottengono vini di grande eleganza.
Se il Trento DOC, il metodo classico prodotto sulle colline che circondano il capoluogo di provincia, inizia ora a godere di una certa fama a livello internazionale, il ‘vigneto trentino’ è da sempre sinonimo di natura e tipicità, di vini bianchi fini ed espressivi e rossi versatili, dal forte legame con il territorio. Accanto alle denominazioni più conosciute, ne troviamo altre meno note, un tesoro semi nascosto per veri appassionati.
I 10’000 ettari di vigneto del Trentino si dividono in varie zone, tra cui le principali sono senza dubbio:
- la Valle dell’Adige, fiume che attraversa tutta la provincia di Trento e sulle cui sponde si coltivano soprattutto vitigni internazionali, come lo Chardonnay usato per il Trento DOC;
- la Valle dei Laghi, nell’entroterra del Lago di Garda, che produce vini bianchi tra cui il celebre Vino Santo Trentino;
- la piana rotaliana, alla confluenza di Adige e Noce, zona di rossi tra cui l’autoctono Teroldego.
Anche la Vallagarina sta crescendo d’importanza e offre vini Marzemino sempre più interessanti e apprezzati. La maggior parte delle superfici coltivate sono pianeggianti, situate a fondovalle, ma i risultati migliori si ottengono sui pendii e dai vigneti in altitudine. Non siamo qui in presenza di condizioni di viticoltura eroica, ma la pendenza richiede comunque un diffuso terrazzamento.
Ogni zona ha le sue specialità, in particolare a livello di varietà autoctone. La DOC generica Trentino accoglie tutti i vini che non rientrano in disciplinari più specifici e copre l’intera valle. Vediamo quali sono le perle di questa regione:
Müller Thurgau
La freschezza e l’aromaticità del vino di montagna: sono queste le caratteristiche del Müller Thurgau, vitigno ottenuto nel 1982 incrociando riesling renano X madeleine royale (chasselas). Oggi se ne coltiva pochissimo; il più noto è quello della Val di Cembra, ad altezze che raggiungono i 900 m, mentre una versione più emblematica proviene dalla Vallarsa.
Nosiola
Questo vitigno autoctono, affettuosamente chiamato ‘nosioletta’, è coltivato nella Valle dei Laghi, zona originaria dove era usato tradizionalmente per produrre vino da messa, semplice e giovane, e sulle colline intorno a Trento (Pressano), dove fu portato in un secondo momento e acquista un profilo più sapido e maggiore struttura, tanto che sono in corso esperimenti di affinamento. Le uve nosiola sono anche all’origine del dolcissimo Vino Santo Trentino DOC, specialmente nella zona del Lago di Toblino. I grappoli più spargoli e che godono di un’esposizione migliore sono riservati alla versione passita, la cui produzione riguarda appena 6 produttori per un totale di 12 ettari.
Gli acini dorati, raccolti a fine settembre, sono posti su graticci (un tempo nei solai) ed esposti alla corrente. Il 70% dell’acqua evapora e la muffa nobile prende il sopravvento, conferendo al vino sentori tipici e una consistenza oleosa. In primavera, dalla torchiatura si ottiene il mosto, messo a fermentare con grande difficoltà dei lieviti. Quando le temperature tornano ad abbassarsi, la fermentazione si ferma e occorre attendere fino all’anno successivo affinché riprenda. Per arrivare al vino finito, quindi, sono necessari diversi anni e a ogni ‘ciclo’ il mosto, posto all’interno di piccole botti, viene filtrato e la fermentazione viene fatta ripartire. Il risultato finale è un nettare dolcissimo ma non stucchevole, la cui freschezza riesce ancora a bilanciare i 250-300 gr/lt di zuccheri residui.
Tre rossi tre
Il Marzemino, rosso storico del Trentino, si esprime al meglio nella Vallagarina, vicino a Rovereto, dove viene coltivato in pochi vigneti su entrambe le sponde dell’Adige. Sulla riva di destra il suolo basaltico, duro, conferisce al Marzemino d’Isera note terrose, di polvere. Sulla sinistra, il Marzemino dei Ziresi è più fruttato e corposo, meno elegante; la versione Superiore prevede un affinamento di 9 mesi in bottiglia, ma il vino si presenta sempre relativamente tannico. Negli ultimi 10 anni vari tentativi di nobilitazione della denominazione hanno portato all’appassimento di un 20-30% delle uve, vinificate a parte e il cui mosto è poi aggiunto al vino prodotto secondo il metodo ‘tradizionale’.
Il vero re dei rossi trentini è il Teroldego, già citato nelle cronache del Concilio di Trento intorno al 1500. Si coltiva principalmente nella piana rotaliana, su suoli ricchi di detriti, calcare e porfidi. Le anse del fiume Noce delimitano i vari cru. Frutti a bacca neri, more, mirtilli, una leggera spezia, tannini sempre delicati, il Teroldego è una varietà molto eclettica ed è utilizzato per produrre vini in stili diversi, dal novello (ormai rarissimo) al Riserva.
Il Lagrein rappresenta un po’ il trait d’union tra i due vitigni precedenti: di provenienza altoatesina, è imparentato con entrambi il Marzemino e il Teroldego. Inizialmente era un vino consumato giovane, poi se ne scoprì l’attitudine all’affinamento in legno. I sentori di marasca e di spezie sono più fini nei vini trentini rispetto a quelli dell’Alto Adige, e la zona più vocata è quella al confine tra le due province, dove viene prodotta anche una versione rosata (Kretzer) dai piacevoli sentori di frutti rossi e fragolina di bosco.
Ci sono piaciuti:
- Vivallis Muller Thurgau Trentino DOC
- Cantina Pisoni Vino Santo Trentino DOC
- Vivallis Marzemino dei Ziresi Trentino Superiore DOC
- Bellaveder Lagrein Dunkel Riserva Trentino DOC
- Villa Corniole Teroldego Rotaliano DOC
- Az. Agr. Fedrizzi Cipriano Teroldego Rotaliano DOC
Alcune info aggiuntive per visite a carattere enologiche e non in Trentino:
Consorzio di Tutela Vino del Trentino – www.vinideltrentino.com
Strade del Vino e dei Sapori del Trentino – www.tastetrentino.it
Visit Trentino – www.visittrentino.it