Piccoli gioielli d’Italia #2 – Susumaniello
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Oggi il nostro viaggio alla scoperta dei vitigni meno conosciuti d’Italia ci porta in Puglia, in particolare nel brindisino (zona di Ostuni e Fasano) e nella parte meridionale della provincia di Bari. Qui in un momento storico non ben precisato è arrivato il Susumaniello, vitigno in passato confuso con il Cinsault francese che sembrerebbe invece originario della Dalmazia. Un passato avvolto dal mistero, quindi, per questa varietà a bacca rossa, i cui alberelli producono da giovani così tanta uva da avere ispirato il suo nome curioso e decisamente evocativo: è noto a tutti il detto “carico come un somaro“, e sembra che i vignaioli pugliesi trovassero le viti proprio in tali condizioni quando, solitamente verso metà settembre, raccoglievano i grappoli di Susumaniello. Con il passare del tempo, la produttività della pianta diminuisce sensibilmente e si arriva a rese per alberello molto limitate che regalano uve con livelli di concentrazione acido-zuccherina ottimali.
Il vitigno è noto anche con molti altri nomi, tra cui Somarello o Sumariello nero, Zuzomaniello, Cozzomaniello, Zingariello (a testimonianza delle origini dalmate), Grismaniello e Lacrima di Puglia. Vista la colorazione intensa dei mosti, è stato a lungo utilizzato per la produzione di filtrato dolce per le case vinicole del nord Italia, ma con il passare del tempo e l’evoluzione del mercato e delle pratiche enologiche il Susumaniello è finito nel dimenticatoio e ha rischiato di scomparire. Finché nel 2000 Angelo Maci dell’azienda cooperativa Due Palme – 1000 soci conferitori per ca. 2500 ettari di vigneti – non ne riscopre alcuni ceppi e con l’aiuto dei Vivai Cooperativi Rauscedo pone le basi per la rinascita del vitigno. Oggi, oltre a rientrare nella composizione di numerose DOC/IGT insieme agli altri autoctoni pugliesi, come il Negroamaro e la Malvasia Nera, il Susumaniello viene riscoperto in purezza, suscitando l’interesse di produttori e consumatori. Le DOC più significative sono: «Squinzano» Susumaniello (min. 85%), «Brindisi» (max. 30%) e «Ostuni Ottavianello» (max. 15%).
Ci è piaciuto:
Passiamo alla parte pratica: a noi è piaciuto molto l’IGT Salento Susumaniello Torre Testa di Tenute Rubino. Viti ad alberello su terreni sabbiosi pianeggianti nella zona di Brindisi, piantate in parte all’inizio degli anni ’30, in parte nel 2000. Rese molto basse (50 q/ha) e un grado alcolico importante, dovuto anche alla vendemmia nei primi giorni di ottobre e all’appassimento controllato di 2-3 settimane. La fermentazione avviene in acciaio, l’affinamento è di almeno un anno in barrique seguito da ulteriori 12 mesi in bottiglia. Vino che negli anni è stato pluripremiato in Italia e all’estero, e direi meritatamente.
Nel bicchiere troviamo un nettare austero, etereo ma non opulento, mai eccessivo. Il bouquet è ricco di frutti neri maturi, confettura, accenni di cioccolato e una punta di grafite. Intenso, elegante, al palato il tenore alcolico è perfettamente bilanciato da un’acidità sorprendente e da tannini molto fini. Davvero un vino piacevole, da godersi seduti tra amici a una tavola imbandita – e c’è bisogno di piatti importanti. Riportiamo i consigli del produttore, che ci fanno venire l’acquolina in bocca al solo pensiero: “pappardelle al sugo di salsiccia, gnocchi al ragù di agnello, pennette al cinghiale, cosciotto di capretto delle Murge al forno, arrosto misto alla brace, maialino nero stufato. Intrigante l’incontro con il Canestrato Pugliese DOP ben stagionato”.
Le strade del vino
Come ovunque in Italia, anche la Puglia ha istituito le sue strade del vino (8). Quella che ci interessa di più in questo frangente, in quanto attraversa le terre storiche del Susumaniello, è l’Appia dei vini DOC Brindisi-Ostuni: si snoda lungo quella che gli antichi Greci chiamavano “Enotria”, ovvero “terra del vino”, per la grande quantità di vitigni autoctoni, storicamente a bacca rossa e con il tempo anche a bacca bianca. L’itinerario passa per città ricche di storia e oasi naturalistiche, teatro di eventi legati alla tradizione culturale ed enogastronomica locale, tra cui citiamo l’imminente Calici di Stelle: le città protagoniste quest’anno sono Lucera (6 agosto) e Copertino (10 agosto), mentre le cantine che apriranno le porte ai visitatori la notte di San Lorenzo sono: Tor de’ Falchi (Minervino Murge – Bt), La Cantina di Andria (Andria) Azienda Agricola Mazzone (Ruvo di Puglia – Ba), Terre di San Vito (Polignano a Mare – Ba), Amastuola (Massafra – Ta) e Cantina Due Palme (Cellino San Marco – Br).
Vi siete persi la prima puntata della nostra mini rassegna sui Piccoli gioielli d’Italia? Niente paura! La trovate qui.