La verticale dell’Angelo: storia di un amore infinito per la Barbera.
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.”
Questa celeberrima frase tratta dal Gattopardo può riassumere l’intensa storia de La Barbatella. Un duplice passaggio di mano: dalla proprietà storica di Angelo Sonvico a quella di Lorenzo Perego e dalla guida enologica di Giuliano Noè all’altrettanto felice mano di Claudio Dacasto. L’obiettivo è replicare ogni anno la magia di una grande Barbera: la Vigna dell’Angelo.
Angelo, come il fondatore della Barbatella ma, più probabilmente, il nome di questa parcella è stato scelto per rendere onore alla vicina chiesetta dell’Annunziata. Vigna dell’Angelo nasce nel 1985 come Barbera d’Asti DOCG Superiore per poi divenire Barbera d’Asti DOCG Superiore Nizza e poi finalmente nel 2015 Nizza DOCG. Siamo a Nizza Monferrato, in provincia di Asti su terreni particolarmente vocati alla produzione della Barbera a 220 metri sul livello del mare con esposizione a sud che viene definita “brutale”. Il terreno, particolarmente drenante, è prevalentemente sabbioso-calcareo. La vinificazione avviene in acciaio fino alla malolattica. L’affinamento prosegue poi in barriques di rovere francese per un tempo variabile a seconda dell’annata dai dodici ai sedici mesi e in acciaio per ulteriori sei mesi. Vigna dell’Angelo è oggi nel gotha dei grandi vini italiani.
Grazie a La Barbatella, AIS Asti e Cantina Vini Costigliole, lo scorso novembre a Costigliole d’Asti si è svolta una degustazione piuttosto unica di Vigna dell’Angelo di 6 annate differenti: 2015, 2013, 2010, 2004, 2001 e 2000 presentata dal Sommelier Andrea Castelli coadiuvato dall’Enologo Claudio Dacasto con la moderazione della Sommelier Bianca Roagna.
L’eccezionalità di questa verticale è stata coronata dalla “lettura” delle diverse annate attraverso suggestioni che vanno ben oltre la rigidità dell’analisi sensoriale codificata. Uno dei sentori cari ad Andrea Castelli è il “Buton da preve” (bottone del prete in italiano), una caramella storica prodotta da Leone. Non solo liquirizia ma un piccolo scrigno di sapori complessi che il sommelier ci racconta di aver ritrovato in altri grandi vini. Per me, assiduo consumatore da ragazzino dei Buton da preve, poter ritrovare quel frammento di memoria olfattiva nel bicchiere è stata una piacevole sorpresa che ha quasi valso l’intera degustazione.
ANNATA 2015
Annata calda caratterizzata da un inverno piovoso e nervoso e un’estate siccitosa che ha privilegiato vini di struttura. La 2015 rappresenta ad oggi l’unica Vigna dell’Angelo etichettata come Nizza DOCG. Naso di frutta fresca, prugna e frutti di bosco. In bocca si fa sentire un’acidità irruente e un delicato accenno di vaniglia. Risulta piuttosto austero, con una buona sapidità e un finale generoso di mora matura con un lieve accenno amarognolo.
ANNATA 2013
Rispetto alle altre annate di Vigna dell’Angelo, la 2013 ha richiesto una vendemmia tardiva. Naso guidato da spezie dolci, mora e gelso. Buona acidità e spiccata sapidità che lo rendono quasi salato. Leggero sentore boisé. Molto fine e elegante.
ANNATA 2010
Questa è stata la prima annata che ha visto Lorenzo Perego al timone dell’azienda. Estate calda e vendemmia in settembre. Sentori di frutta rossa matura e un naso che impiega del tempo a concedersi a pieno. In bocca è intenso, austero e minerale con ottima acidità che guida verso un finale di bocca pulito e intenso. La mia annata preferita.
ANNATA 2004
Un’annata generalmente calda con un inverno piovoso. Spezie, viola, sentore affumicato. In bocca è armonico con un’acidità non molto spiccata. Le note di frutta matura sono protagoniste della bevuta.
ANNATA 2001
Il 2001 ha visto una primavera anticipata e un settembre piovoso. Caratterizzata da un frutto molto maturo sia al naso sia in bocca con un leggero accenno di fungo. Lento a concedersi ma generoso con il passare dei minuti. I sentori intensi di frutta vanno a delinearsi in aromi di cassis.
ANNATA 2000
Uno dei nasi più “mistici” con una piacevole liquirizia che lascia via via spazio a note speziate. In bocca ha un attacco balsamico che lo rende intrigante. Una voce fuori dal coro, una Vigna dell’Angelo diversa ma non per questo meno piacevole (anzi).
È grazie a degustazioni verticali come questa che si ha la possibilità di saggiare lo spessore di una grande cantina e di capire come mai certi vini siano entrati a far parte “dell’Olimpo” dell’enologia.