Vinum Alba 2022 e i vini (di una certa parte) del Piemonte
Vinum Alba 2022 trasforma per tre weekend Alba in una grande enoteca a cielo aperto con diversi punti di ristoro e servizio del vino sparsi per la città.
Un’occasione di svago e di cultura del vino dal 23 aprile all’8 maggio.
Io ci sono andato domenica 1 maggio, primo giorno senza l’obbligo di indossare mascherine, e mi è sembrato di fare un balzo indietro nel tempo. Una sensazione piacevole che spero (con un po’ di giudizio da parte di tutti) possa durare.
Se i momenti strettamente culturali e di formazione vengono affidati alle diverse “masterclass” prenotabili, le zone di mescita del vino sono per utenti più “casual”.
Bella la divisione dei diversi stand per denominazione di origine, un po’ meno bello il fatto che, nonostante i produttori abbiano dovuto compilare preventivamente l’elenco con i vini forniti per la mescita, questo non sia reperibile da nessuna parte.
Il carnet degustazioni
Croce e delizia della fruizione dei vini al banco è il carnet delle degustazioni al costo di 30€ (calice compreso).
Oltre a una serie di sconti per attività collaterali il carnet comprende 17 degustazioni dei vini del Piemonte:
– 5 Grandi vini rossi delle Langhe (il Barolo DOCG e il Barbaresco DOCG valgono 2 degustazioni)
– 1 vini bianchi delle Langhe
– 2 Roero DOCG e Roero Arneis DOCG
– 1 vini dei Produttori della Città di Alba
– 1 grappa
– 3 Dolcetto
– 1 vini del Monferrato
– 1 Brachetto DOCG o Gavi DOCG
– 1 Ovada DOC o vini delle colline del Monferrato casalese o vini del pinerolese
– 1 Asti DOCG o Moscato DOCG
Siamo ad Alba, quindi giusto dare precedenza ai vini delle langhe e giusto anche dividere le degustazioni in modo da “forzare” a provare un po’ di tutto (se no ci sarebbe stata ressa ai soliti banchi di Barolo e Barbaresco).
Da monferrino devo però rilevare che, con una sola degustazione possibile nei banchi dei vini del Monferrato, era difficile uscirne appagati.
Il consorzio Barbera d’Asti e vini del monferrato copre 13 denominazioni (tra cui Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè, Grignolino d’Asti…) e aver la possibilità di assaggiare uno solo di questi vini non mette di certo in rilievo il territorio.
Quindi: bello l’indirizzare le persone a provare un po’ di tutto ma alla fine, per qualche denominazione, la coperta risulta troppo corta come anche nel caso della scelta tra Gavi DOCG e Brachetto d’Acqui DOCG; due prodotti troppo diversi tra i quali scegliere.
Stessa situazione per tutti? Ni. Se ti piace il Dolcetto ci sono ben 3 degustazioni utilizzabili su questo vitigno, 4 contando l’Ovada DOCG e 5 se si è deciso di utilizzare la degustazione del Monferrato per un Dolcetto d’Asti.
Ripeto, siamo ad Alba e qui il Monferrato è solo un ospite (più o meno gradito sta a voi decidere). Per questo giudico un po’ avventata la decisione di far gestire l’agenzia turistica locale di Asti dal mega Ente Turismo Langhe Monferrato Roero con sede… ad Alba (aridaje), ma questa è un’altra storia.
Tornando al vino: ottimo il servizio svolto dai sommelier dell’AIS che avevano l’arduo compito di gestire i banchi di assaggio con davvero molte referenze disponibili.
Due sbavature tragicomiche
Al netto del già citato servizio, due personaggi si sono contraddistinti:
1) Banco d’assaggio Ovada, vini delle colline del monferrato casalese e vini del pinerolese. Ore 13.30, sole a picco sulla testa della lunga coda (più di 25 minuti) al banco che nel primo quarto d’ora avanzava solo per defezione degli attendenti meno intrepidi. Vociare nella fila e incredulità per la lentezza nel servizio non riscontrata in altri banchi. Il motivo? Un giovane sommellier (credo/spero fresco di corso) che, non curante dalla coda da Salerno-Reggio Calabria che stava creando, chiedeva a tutti gli avventori: “posso farvi una panoramica sulle tre zone?”. Lavorando per una cantina sono generalmente contro il versare il vino e stop ma, in un’occasione come questa, bisogna essere più pragmatici e sintetici e comunque no, non puoi fare una panoramica di tre zone diverse mentre la gente è sotto il sole che ti mortaccia.
2) Banco dei vini delle Langhe. Chiedo un consiglio su un Pelaverga di Verduno. Il sommelier versa con aria trasognata il vino e se ne va all’altra estremità del tavolo scambiandosi con il collega. La zozzeria Il vino in questione aveva un’acidità volatile da urlo e, probabilmente, aveva rifermentato in bottiglia. In bocca, oltre a un’accenno acetico era vagamente frizzantino (cosa che non dovrebbe essere un Pelaverga di Verduno). Quando ho suggerito al malcapitato sostituto di rimuovere la bottiglia perchè non era a posto la risposta è stata: “non posso toglierle, anche io ho sentito che ha rifermentato ma… le sue bottiglie sono tutte così”. Perplesso ho domandato come mai il collega lo “consigliasse” allora se palesemente difettato. La risposta? “Mah, lui è qui di passaggio, magari non lo sapeva” e subito la mia memoria è andata a quei titoli di coda dei film dovele comparse, che appaiono di sfuggita camminando dietro gli attori principali, vengono menzionati sotto la voce “un passante”. Ecco: il passante era il “professionista” che con nonchalance mi ha propinato quel Pelaverga.
Per concludere, a parte qualche sbavatura e qualche nota stonata visibile per lo più agli addetti ai lavori, Vinum 2022 è comunque risultato un evento godibile per il grande pubblico e per chi cerca una giornata di svago. Per chi è più addentro alla questione vino. e cerca degustazioni più articolate… si può passare tranquillamente oltre.
Alcuni assaggi
Ellena Giuseppe – “Ellena” Langhe DOC Nascetta 2020
Nascetta dalla spiccata salinità, buona acidità, corpo leggero e piacevoli note di paglia e fieno.
Pelissero – “Rigadin” Langhe DOC Riesling
Corposo, sapido e lungo. Forse “un po’ poco Riesling” ma un buon bianco.
Cascina Chicco – “Valmaggiore” Roero DOCG Riserva 2018
Un Roero Riserva di spessore: amarena, tartufo e menta con un tannino ancora sferzante e tanta lunghezza.
Malvirà – “Mombeltramo” Roero DOCG Riserva 2017
Sottobosco, muschio, tannino setoso, ciliegia e una leggerissima nota animale.
Luigi Drocco – Alba DOC
Il mio primo Alba Doc. Legno ben dosato, cuoio, frutti rossi concentrati e buona freschezza.
La Chiara – Gavi DOCG del Comune di Gavi 2021
Fresco e minerale con un’intensa nota di salvia e sensazioni dolci sul finale.
Boschis Francesco – “Pianezzo” Dogliani DOCG 2020
Tutto frutto pur rimanendo austero. Amarena, prugna e buona freschezza.
Azienda Agricola Valletti – “Pianezzo” Dogliani DOCG 2019
Un Dolcetto che, come si dice nella Langhe, “baroleggia”. Forse non il Dolcetto che ti aspetti ma un bel vino.
Scarzella – Grignolino d’Asti DOC 2021
Pepe bianco, ciliegia, buon tannino non eccessivo ma dal tipico finale amaricante.
Cantina Mauro – “Màren” Ovada DOCG 2019
Ovada austero sulle prime note. Poi si apre con frutta, acidità spiccata e tannino ben presente.
Tenute Neirano – Nizza DOCG 2019
Un Nizza che gioca di potenza. Tanto corpo, frutta matura e pulizia esemplare.
Chionetti – “Briccolero” Dogliani DOCG 2020
Una buona freschezza che agevola la beva caratterizzata da note di amarena e un retro gusto amaricante.
Cantina di Alice Belcolle – Asti DOCG Secco N.V.
Un buon Asti secco dove l’aromaticità del Moscato sposa la facilità di beva.
Damilano – “Lablù” Barbera d’Alba DOC 2019
Una Barbera piaciona e rotonda con acidità calmierata. Ben fatto, ma non la mia Barbera.
Francone – “Gallina” Barbaresco DOCG 2019
Ciliegie sotto spirito, viola e un bel bouquet floreale. Giovane. Non tra i miei Barbaresco del cuore.
Poderi Colla – “Roncaglie” Barbaresco DOCG 2019
Nonostante la sua giovinezza mostra già note complesse tra il cuoio e la moka, poi frutti rossi e spezie: ci vediamo tra qualche anno…
Rocche Costamagna – “Rocche dell’Annunziata” Barolo DOCG 2017
Un Barolo pieno e di struttura. Tannino presente ma non invasivo. Ciliegia, mora, cacao, spezie dolci. Tanto di tutto.
Aurelio Settimo – “Rocche dell’Annunziata” Barolo DOCG 2017
Corposo, pieno, con note di liquirizia, spezie, tabacco e accenni balsamici: da aspettare ancora.