Una Prima dell’Alta Langa dai toni regali

A due giorni dall’incoronazione di Re Carlo III d’Inghilterra, l’8 maggio ha visto l’Alta Langa animare le sale della Reggia di Venaria Reale. La Galleria Grande ha ospitato i 60 produttori del Consorzio dell’Alta Langa con più di 140 cuvée. Dato curioso sulla frammentazione degli uvaggi presenti: il Pinot Nero rappresentava circa i 2/3 considerando sia le vinificazioni in purezza sia i blend contro circa 1/3 dello Chardonnay.

Non mi soffermo molto sulle degustazioni dei produttori dove, a farla da padrona, è stata generalmente l’annata più recente, la 2019, come è giusto che sia in un evento che inizia per “La Prima”. Piacevoli alcune vecchie annate come Gancia 120 mesi 2010 o nuovi produttori come Az. Agr. Gallo, o ancora vere e proprie anteprime come il Rosé presentato da Ivaldi Dario di Ivaldi Andrea che sarà ufficialmente disponibile solo a partire dal prossimo autunno.

Ho visto con interesse come l’Alta Langa sia un vino che parla di territorio. Una zona piuttosto vasta che si divide tra tre province piemontesi (Alessandria, Asti e Cuneo) con peculiarità differenti a seconda dell’area di provenienza. Bello sentire come molti produttori, introducendo i loro vini, tendessero a rimarcare l’ubicazione, il posizionamento e l’altitudine del vigneto dando una connotazione territoriale marcata.

Ringrazio il Consorzio per avermi dato la possibilità di accedere a una delle masterclass offerte durante la giornata, un momento formativo molto interessante.

Le Masterclass

Data la natura obbligatoriamente millesimata di questa DOCG, sono state proposte 3 masterclass, organizzate dal Consorzio e condotte dal sommelier Davide Buongiorno, volte a esaltare i grandi millesimi e i lunghi affinamenti dell’Alta Langa. Stesso argomento ma vini differenti per ciascun appuntamento:

1° Masterclass

  • Daffara & Grasso – Riserva 90 mesi zero 2014 (70% Pinot nero, 30% Chardonnay)
  • Coppo – Piero Coppo Riserva Brut 2013 (60% Pinot nero, 40% Chardonnay)
  • Tosti 1820 – Riserva Giulio I brut 2009 (100%Pinot nero)
  • Enrico Serafino – Zero 140 2009 (100% Pinot nero)

2° Masterclass

  • Ettore Germano – Riserva Blanc de noir zero 2014 (100% Pinot nero)
  • Colombo – Riserva Rosé 120 mesi 2011 (100% Pinot nero)
  • Giulio Cocchi – Pas dosé Blanc de Noirs zero 2011 (100% Pinot nero)
  • F.lli Gancia – Cuvée 170 mesi 2005 (Pinot nero, Chardonnay)

3° Masterclass

  • Ravasini – Riserva 60 mesi zero 2016 (100% Pinot nero)
  • Poderi Cusmano – Riserva extra brut 2015 (Chardonnay, Pinot nero)
  • Fontanafredda – Vigna Gatinera 96 mesi zero 2014 (100% Pinot nero)
  • Banfi – Cuvée Aurora Riserva 100 mesi zero 2012 (85% Pinot nero, 15% Chardonnay)

Ho avuto il piacere di partecipare alla seconda masterclass: una panoramica su questa denominazione che sempre di più sta investendo sul prestigio di cuvée capaci di sfidare il tempo e inserirsi, meritatamente, tra i grandi player del mercato. La degustazione è stata servita nel calice Terra presentato l’anno scorso ed è stata accompagnata dai prodotti partner del Consorzio: il Crudo di Cuneo DOP, la Robiola di Roccaverano DOP, l’acqua San Bernardo e i prodotti da forno della panetteria Il pane caldo del mattino di Canelli.

  • Ettore Germano – Riserva Blanc de noir zero 2014
    Un 100% Pinot Nero non dosato di sboccatura recente (2022). L’attacco è di note citrine di limone e cedro per poi aprirsi su una componente più esotica ed accenni di vaniglia e nocciola. Chiude leggermente amaro. Di buona struttura tende però ad essere meno incisivo con il passare dei minuti. Anche in bocca è teso ma non troppo longevo.

  • Colombo – Riserva Rosé 120 mesi 2011
    Anche in questo caso una cuvée interamente di Pinot Nero, sboccata anch’essa nel 2022 e servita nella bottiglia magnum. Si concede lentamente con una forte impronta boisé per poi muoversi sui frutti tropicali e lasciarsi andare a una nota quasi di fumo. Una volta aperto è però l’agrume a venire fuori. Forse dei quattro il bicchiere meno longevo dal punto di vista dell’intensità degli aromi. In bocca composto ma muscoloso.

  • Giulio Cocchi – Pas dosé Blanc de Noirs zero 2011
    Ancora una volta un Pinot Nero al 100%, stesso millesimo del precedente ma vinificato bianco e senza dosaggio. Al naso è intrigante con un accenno di resina, talco, felce e nocciola. In bocca è nervoso e scalpitante ma pieno con una buona sapidità. Con il passare del tempo viene fuori un’interessante balsamicità con leggeri accenni speziati.

  • F.lli Gancia – Cuvée 170 mesi 2005
    Questa volta un blend diverso: 70% Pinot Nero e 30% Chardonnay. Sboccatura 2020 per un vino di grande complessità, a riprova che anche affinamenti importanti dopo la tappatura finale possono giovare. Apre su fiori dolci appassiti e note boisé dolci, nocciola, bacca di vaniglia e mandorla. Complesso, intenso e quasi opulento. Riempe bene la bocca ma ha la giusta tensione per non stancare. Assieme al Blanc de Noirs di Cocchi è stato l’assaggio con bolle più fini e mousse più avvolgente e ricca.

Una prima dell’Alta Langa dove il Consorzio e i suoi produttori si sono presentati in gran forma. La denominazione sta crescendo sempre di più, sia come numeri sia qualitativamente.
La speranza è di poter vedere carte vini dei ristoranti sempre più popolate da questo grande prodotto, compagno gastronomico d’eccellenza.

Chi fosse interessato a sapere com’è stata la degustazione della prima masterclass, può dare un’occhiata al post della Sommelier Laura Norese sul blog VINI E PERCORSI PIEMONTESI
mentre il racconto della terza masterclass ad opera di Francesca Bertaggia sempre sul blog VINI E PERCORSI PIEMONTESI.

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Alberto Bracco

WSET 3 in Wine & Spirits, Sommelier FISAR, assaggiatore ONAV , autore per Versanti Mag e bevitore seriale. Nel mondo del vino per lavoro, passione e anche un po' per caso. Seguimi su Instagram o scrivimi una mail

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