Lanzarote seconda parte. E la prima?

A inizio giugno 2022 ho passato una settimana sull’isola di Lanzarote ed è stato uno dei pochi posti che mi hanno veramente stregato. Dopo circa 4 ore di volo dall’aeroporto di Torino ho raggiunto quella che è una delle isole più a nord dell’arcipelago spagnolo delle Canarie nell’Oceano Atlantico, a pochi km in linea d’aria dalle coste del Marocco. Poco più di 800 km² che ho “esplorato” percorrendo circa 300 km in auto, visitando 6 cantine  e godendomi 6 dei 7 centri di arte e cultura dell’isola.

Questa è la seconda parte del racconto di quest’isola dal sapore “lunare”. Mi concentrerò sull’esperienza in cantina. Di tutto lo straordinario contesto che mi ha fatto innamorare di questa piccola area di terreno vulcanico ne potete leggere sull’episodio 1 del magazine Versanti dedicato ai vulcani.

Cerco di dare un minimo di contesto dando solo un’accenno su tutto quello che non è legato alle visite nelle cantine dell’isola.
Per agevolarne la consultazione ho diviso il tutto in sezioni:

 

Coltivare tra i vulcani

Lanzarote è conosciuta come l’isola dei vulcani. Solo uno di questi è a ancora attivo: il Timanfaya (montagna di fuoco) che, con la serie di eruzioni dal 1730 al 1736, ha cambiato l’aspetto dell’isola. L’atmosfera è quasi surreale con un paesaggio lunare che ogni tanto cede il passo a spiagge paradisiache.
È un posto arido e ventoso dove la coltivazione è una sfida, tanto difficoltosa quanto affascinante.

Il clima

Quest’isola gode di un clima mite piuttosto costante durante l’anno dove le correnti d’aria fredde dell’Atlantico si scontrano con i caldi venti del Sahara. La temperatura media annua si attesta attorno ai 20 °C con modeste variazioni. L’anticiclone delle Azzorre garantisce una ventilazione costante giorno e notte. Il problema più grande è rappresentato dalla scarsità delle precipitazioni che raramente superano i 200mm annui. C’è da aggiungere che i dissalatori di acqua marina rappresentato l’unica fonte idrica disponibile. Questa, però, non è adatta all’irrigazione delle coltivazioni.

Il terreno

Vulcanico. E chi se lo sarebbe aspettato? Molte delle aree utilizzate per la viticoltura sono coperte da uno strato di cenere chiamato “rofe” spesso dai 30 centimetri ai 3 metri. Come molti dei terreni vulcanici, anche qui, la fillossera non si è mai propagata e le viti a Lanzarote sono su piede franco.

Metodi di coltivazione

La coltivazione non è particolarmente agevolata. La vite, qui, deve fronteggiare diverse avversità: la mancanza d’acqua, il forte vento e lo spesso strato di rofe. Per fronteggiare tutto ciò si è sviluppato il particolare metodo per cui è conosciuta Lanzarote ovvero gli “hoyos”: delle buche che proteggono la vite dal vento e permettono di arrivare a radicare la pianta su uno strato di terreno fertile utilizzando il rofe attorno per catturare la rugiada mattutina e metterla a disposizione della pianta.

I metodi di coltivazione più frequenti sono:

HOYOS: buche più o meno profonde
ZANJAS: fossati
PARRALES: pergole
CHABOCOS: fessure formate naturalmente nel flusso di lava pietrificata

Viticoltura a Lanzarote

Le zone viticole

In Lanzarote ci sono due aree principali per la coltivazione della vite. La prima composta da La Geria, Masdache e Tinajo occupa la parte più vasta dal centro del’isola a scendere mentre la seconda, Ye-Lajares, si trova nel nord dell’isola.

LA GERIA: densità di impianto più bassa rispetto alle altre zone a causa di crateri più ampi dato che qui i lapilli arrivano fino a 3 metri di profondità.

MASDACHE-TINAJO: questa è l’area maggiormente coltivata. In Tinajo si usano più i muretti per proteggere le piante mentre in Masdache ci sono anche coltivazioni più estese. In questa zona, le buche sono meno profonde.

YE-LAJARES: regione a bassa produttività. Terreno differente privo di lapilli.

 

I vitigni di Lanzarote

Sono 5 i principali vitigni di Lanzarote anche se la vera regina del posto è esclusivamente la Malvasia Volcanica.

  • Malvasia Volcanica: la più diffusa. Sono diversi i cloni coltivati che condividono all’incirca gli stessi tratti distintivi: maturazione precoce e vigoria su tutte. I grappoli variano in peso e vanno dal mezzo chilo ai due chili. I vini presentano un’alta acidità, aromi di frutta tropicale, agrumi, erbe aromatiche e, come tutti i vini di Lanzarote, una spiccata salinità.
  • Listan Blanca e Negra: la varietà a bacca bianca è più conosciuta nel mondo come Palomino mentre la varietà a bacca rossa (piuttosto verde e vegetale) sembra prettamente diffusa in queste zone..
  • Moscatel come per il Listan Blanca, nulla di esclusivo di quest’isola: quello che viene chiamato Moscatel, è più conosciuto, in altre zone, come Moscato di Alessandria.
  • Diego: conosciuto localmente anche come Vijariego è un vitigno destinato alla scomparsa che, per ora, trova diffusione prettamente sulle Isole Canarie.

6 cantine e come visitarle

La quasi totalità dei vini della D.O. Lanzarote viene consumata all’interno dell’arcipelago delle Canarie anche data la produzione esegua di bottiglie. Considerata l’impronta prettamente turistica dell’isola, quasi tutte le cantine sono attrezzate per gestire visite o degustazioni che rappresentano un buon introito. In alcune cantine è necessaria la prenotazione mentre altre accolgono con accesso libero. Nonostante in alcuni casi la visita ai vigneti sia parte integrante dell’esperienza, considerata anche l’unicità dei metodi di coltivazione, c’è da tenere conto che la maggior parte delle cantine acquista buona parte delle uve da coltivatori locali. Un consiglio importante: durante le visite sui terreni vulcanici di quel bel nero intenso, ricordatevi di mettere un cappellino e abbondante crema solare; non fate l’errore di molti (e con molti intendo me) che si bruciano come peperoni passati sulla fiamma viva del gas. Nel mio girovagare ho visitato 6 realtà:

 

El Grifo

El grifo, fondata nel 1775, è una delle cantine più antiche di tutta la Spagna e la prima, in ordine temporale, di Lanzarote. L’offerta è ampia e ben strutturata con tour e degustazioni in diverse lingue (si, anche in italiano) durante tutto l’arco della giornata. Per comodità di orario ho seguito la visita in inglese. Si inizia con un giro del vigneto, vero protagonista dell’isola, tra viti centenarie e metodi di coltivazione che hanno reso celebre questa zona. Il tutto si conclude con la degustazione di 3 vini rappresentativi della cantina. In realtà, i più curiosi (come me) possono chiedere di fare qualche assaggio extra. Non si fa mistero del fatto che qui, uno dei maggiori business, sia l’accoglienza. Gentili, disponibili e competenti. Se volete visitare il lato vinicolo dell’isola, questa è una tappa obbligata. Piccolo consiglio: collo coperto e cappello in testa; qui il terreno è lavico (bello scuro). Indovinate chi si è scottato fino a sembrare un tacchino gigante. Il loro Malvasia, sia secco sia semi dolce è sempre un buono standard di riferimento anche se il passito (nonostante il costo) vale quasi il viaggio.

     

 

Bermejo

Ottima produzione, qualitativamente una delle più interessanti che ho provato. Forse non era giornata ma l’accoglienza qui è stata “casual” (perché dire a ca…so non è bello). Porte aperte, entro e vago un po’ prima di imbattermi in qualcuno a cui chiedere di fare una degustazione. Vengo fatto accomodare all’esterno sul retro sotto una capiente tettoia. La domanda “rosso o bianco” mi lascia un po’ interdetto. Vino versato nel calice del quale è a malapena lecito sapere il vitigno, due pezzetti di formaggio da abbinare e via. Per quanto non abbia amato in generale il vitigno, qui ho apprezzato il Listan Negro nella versione vinificata con macerazione carbonica.

    

 

La Geria

Forse la visita dall’impronta più turistica-nazional popolare. Una versione “light” del tour di El Grifo. Probabilmente più adatto a un pubblico più generalista e non forzatamente appassionato di vino. Coinvolgente e piacevole, il giro di vigneti e cantina termina in punto vendita con una degustazione per novizi in grado di fare cogliere l’essenza e le peculiarità dei vini di Lanzarote. Vino non per chi cerca emozioni forti dove il Moscatel ha rappresentato la migliore bevuta (ma nulla per cui stracciarsi le vesti). Merita una visita, invece, il ristorantino della cantina adiacente l’enoteca con simpatiche proposte per spizzicare qualcosa.

     


Stratvs

Cantina appariscente, bella e curata anche se sembra più unlocale di tendenza. Dimenticatevi le visite in cantina, qui si viene per accomodarsi nella graziosa area esterna. Il servizio è molto gentile e curato e, oltre a poter acquistare il vino è possibile trovare qualche chicca gastronomica. I vini vengono venduti a bicchiere (che sembra una consuetudine qui sull’isola) a pochi euro, il che invoglia a provarne più di uno. Anche gli abbinamenti prevalentemente di formaggi locali, si possono acquistare a parte. Una cantina non convenzionale, rea di aver introdotto vitigni non locali come Tempranillo, Syrah e Cabernet Sauvignon. Si poteva evitare? No: si DOVEVA evitare. Comunque, non convenzionale per non convenzionale, vale la pena di assaggiare il loro Pícaro: un blend di Malvasía, Listan Blanca, Moscatel e Diego.

     

 

Bodegas Rubicón

Anche qui vini al bicchiere ma prima è piacevole la visita in autonomia della cantina e di alcune stanze allestite a museo. Una terrazza sopraelevata permette di ammirare il curioso e unico paesaggio dei vigneti della zona della Geria. Forse non uno dei vini più ricercati (e prodotti) di Lanzarote ma qui il Moscatel con le sue avvolgenti note è da provare.

     

 

Vulcano de Lanzarote

Siamo nella città di Tias dove, al posto della cantina troviamo un ordinato negozio/enoteca attrezzato per le degustazioni. Informazioni precise seppur fornite con una certa parsimonia. Certo, sorseggiare una Malvasia Vulcanica guardando i vigneti è più suggestivo che vedere una strada di semi periferia dal finestrone della zona degustazione ma, così è. Qui forse la migliore espressione che ho provato di un vitigno autoctono ma scarsamente coltivato: il Diego che loro chiamano con il suo altro nome Vijariego.

     

 

Altri assaggi

Martinon

La percezione di un vino è fatta anche di suggestioni e non solo di sterile opera analitica. Questo è forse uno dei motivi che mi ha fatto apprezzare il Blanco di Martinon più degli altri vini bevuti a Lanzarote. Mi trovo comodamente adagiato ad un tavolo rotondo di uno spazioso ristorante nella riserva del vulcano Timanfaya. Ampie vetrate offrono la vista sul parco vulcanico. Nel piatto, un pollo cotto su un braciere del vulcano che, incredibilmente, sa solo di pollo alla brace ma, anche in questo caso, la percezione viene fuorviata dall’ambiente circostante che me lo fa percepire come il miglior pasto che potessi ottenere in quel momento.  C’è calma. Il clima è surreale. Nel bicchiere questa Malvasia che sprigiona la sua aromaticità: un campo di fiori bianchi. In bocca è salino, abbastanza lungo, di buon corpo, con un retrogusto leggermente amaro che lascia sentori di erbe aromatiche.

 

La Florida

Un vino che ho voluto portarmi a casa (acquistato nel duty free dell’aeroporto) è stato il Malvasia volcanica Seco 2021 di La Florida, un’azienda che avrei voluto visitare ma, al tempo, era chiusa per ristrutturazioni. Ho controllato e, ad oggi, dovrebbe essere nuovamente aperta al pubblico con tanto di ristorante annesso. Il loro Malvasia aveva naso ricco di frutta esotica e macchia mediterranea. In bocca salino materico e dinamico. Vino ben fatto e, se fossi sull’isola ora, andrei sicuramente a ficcare il naso in azienda.

Vega de Yuco

Tra le bottiglie più iconiche. Bella, bellissima. Blu intenso, slanciata verso l’alto. Una bottiglia che starebbe bene in una casa moderna, usata magari come vaso per un fiore fresco. Il contenitore è stato, purtroppo, di gran lunga più interessante del contenuto. Nulla di drammatico, per carità, però non certo una bevuta memorabile, anzi. Forse anche la decisione di andare su un Malvasia semidulce non ha premiato. 

 

Ringraziamenti

Il primo doveroso ringraziamento va ad Anna, viticoltrice ed enologa che dalla Basilicata si è spostata a Lanzarote. Il suo contatto mi è stato dato dall’account della D.O. Lanzarote e lei si è resa da subito disponibilissima a fare quattro chiacchiere una sera per  condividere la preziosa visione di chi il vino, a Lanzarote, lo vive da dietro le quinte. Potete seguirla sul suo sito annatadoc.com dove potete trovare anche il suo account Instagram.

Il secondo, ma non meno importante, va a Nicola Carlevaris; consulente in ambito vinicolo, è sincero amante del vino, nonché il creatore del magazine Versanti sul quale potete trovare la prima parte di questo articolo. Senza di lui e la sua passione coinvolgente, forse, molto di quello che ho provato e vissuto, sarebbe solo rimasto nella mia assopita memoria.

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Alberto Bracco

WSET 3 in Wine & Spirits, Sommelier FISAR, assaggiatore ONAV , autore per Versanti Mag e bevitore seriale. Nel mondo del vino per lavoro, passione e anche un po' per caso. Seguimi su Instagram o scrivimi una mail

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